Costruzione grafica del simbolo della Moneta Europea Euro (€)
Il disegno tecnico è la rappresentazione (su un piano bidimensionale, per mezzo di linee e segni) di un oggetto finalizzata ad utilizzazioni pratiche, alla trasmissione di informazioni.
Quando si pensa al "progetto", di una macchina o di un manufatto, immediatamente si pensa anche al “disegno”, cioè ad una rappresentazione dell’oggetto, da diversi punti di vista o scomposta in parti, per renderne più facile la comprensione e la costruzione. Ciò sembra oggi del tutto normale, addirittura ovvio, ma, in realtà, per scoprire le origini di questa associazione di idee non si risale molto indietro nel tempo: infatti, il disegno tecnico, come è oggi comunemente inteso, nasce in pratica solo alla fine del XVIII secolo, con la rivoluzione industriale, e non si trovano per i tempi più antichi documenti che si possano definire disegni tecnici costruttivi.
La definizione appena data esclude tutti quei disegni che si prefiggono di rappresentare gli oggetti per comunicare emozioni e sensazioni, od anche a scopo solo ornamentale, cioè quanto può essere definito “disegno artistico”.
La rappresentazione di un oggetto finalizzata ad utilizzazioni pratiche deve essere scelta in funzione degli utilizzatori e degli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Ad esempio, rimanendo nel campo dell’informazione tecnica, in un disegno utilizzato per scopi pubblicitari o per cataloghi si cerca di dare all’osservatore il senso di tridimensionalità spaziale, che manca nei disegni tecnici esecutivi, finalizzati invece alla fabbricazione.
Il disegno, soprattutto nelle sue applicazioni tecniche, richiede di poter tracciare con precisione linee e curve, di costruire figure geometriche,e ha perciò con la geometria uno stretto rapporto, tenuto conto che la geometria classica prevede appunto l’uso di riga e compasso, per risolvere i problemi, procedendo quindi per via grafica.
Si deve ad Euclide, intorno al 300 a.C., l’organizzazione di tutto il sapere geometrico‑matematico greco in forma tale da poter sviluppare deduzioni assolutamente rigorose partendo da pochi principi evidenti. Il periodo romano e quello medioevale non apportarono sostanziali contributi a tale patrimonio che, invece, gli Arabi elaborarono ed in parte ampliarono. Il Rinascimento italiano sviluppò lo studio delle leggi della prospettiva, ponendo le premesse per i futuri sviluppi della geometria proiettiva e descrittiva. Cartesio fondò la geometria analitica, in cui l’impostazione geometrica dei problemi viene condotta con gli stessi metodi della matematica, che, innestata nel filone italiano dello studio della prospettiva, portò all’organizzazione della geometria proiettiva come scienza autonoma separata dalla geometria elementare. L’introduzione della geometria proiettiva permise di approfondire la rigorosità dei metodi di rappresentazione caratteristici della geometria descrittiva. Il problema principale del disegno è quello di poter rappresentare su un piano bidimensionale (un foglio di carta) un oggetto spaziale a tre dimensioni.
Sul piano di rappresentazione sono misurabili correttamente solo due dimensioni, e la terza può essere misurabile solo se messa in relazione con le prime due, realizzando delle alterazioni rispetto a quella che sarebbe un’immagine oggettiva complessiva dell’oggetto.
Questo risultato può, invece, essere acquisito applicando i metodi della geometria descrittiva, che si occupa della trasformazione sistematica di problemi della geometria dello spazio in problemi di geometria piana.
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