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BLOG DI GIOVANNI PASTORE, ARCHITETTO, DOCENTE DI TECNOLOGIA PRESSO L'ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE "RAFFAELE UCCELLA" DI SANTA MARIA CAPUA VETERE (CASERTA)

martedì 9 ottobre 2018

Flipped Classroom (La classe capovolta)

Una delle idee volte a promuovere la trasformazione del modello tradizionale di fare scuola



LE ORIGINI DELLA FLIPPED CLASSROOM
Jonathan Bergmann e Aaron Sams, due docenti di chimica statunitensi, nel 2006 incominciano a videoregistrare le loro lezioni per permettere agli studenti che sono stati assenti di vederle. Si rendono conto che anche gli studenti che hanno seguito le lezioni in aula utilizzano le videolezioni come supporto per lo studio a casa (Bergmann e Sams, 2012; Sams, 2011); questo li porta a sviluppare l’idea di capovolgere la didattica tradizionale, ossia usare le videolezioni al posto delle lezioni frontali in aula, da far vedere agli studenti a casa per trasmettere i contenuti, e utilizzare il tempo in aula, prima dedicato alla lezione frontale, per realizzare un lavoro di tipo cooperativo, per promuovere la collaborazione e far discutere attivamente gli studenti sotto la loro guida, facendo in questo modo diventare l’aula uno spazio per la sperimentazione e per l’apprendimento tramite il fare (learning by doing). In pratica il lavoro che nella didattica tradizionale viene fatto a scuola, nella flipped classroom così pensata viene svolto a casa e viceversa e questo, come vedremo più avanti, porta anche ad un cambiamento dei ruoli tradizionali di docenti e discenti: il docente da “saggio in cattedra” si tramuta in “guida al fianco” dello studente e il discente da “ricettore passivo” di nozioni diviene “protagonista attivo” del proprio percorso di apprendimento (Franchini, 2014).

DIDATTICA, SPAZI E TEMPI DELLA FLIPPED CLASSROOM
In una flipped lesson il docente decide l’argomento da trattare e alcuni giorni prima dell’incontro in aula dedicato all’argomento può mettere a disposizione degli studenti delle risorse digitali – audio, video o testo – in un repository, che può essere un ambiente di apprendimento online come, ad esempio, Moodle o uno spazio di cloud storage come, ad esempio, Dropbox. Le risorse digitali in questione possono essere reperite online o create ad hoc dal docente. Anche gli studenti, sempre con la guida del docente, possono contribuire a incrementare il repository con i loro elaborati e gli eventuali materiali che hanno trovato in rete per integrare i materiali che il docente ha fornito loro. Il repository, auspicabilmente, dovrebbe essere sempre accessibile sia agli studenti, ad esempio per il ripasso, sia ai docenti, ad esempio per l’eventuale riutilizzo dei materiali. Un ambiente virtuale per l’apprendimento, oltre a fungere da repository, può anche essere usato per creare una comunità di apprendimento e di ricerca (Brown e Campione, 1990; Cacciamani e Giannandrea, 2004) divenendo così – grazie a strumenti come, ad esempio, i forum e i wiki – per i docenti e gli studenti uno spazio per co-costruire, organizzare, scambiare, mettere in discussione e condividere la conoscenza. Gli studenti, singolarmente o in gruppo, prima dell’incontro in aula dedicato all’argomento, esplorano, studiano, approfondiscono e, nel caso, arricchiscono questi materiali. In questa maniera il tempo in classe, prima dedicato alla tradizionale lezione frontale trasmissiva, può essere utilizzato per realizzare una serie di esperienze di apprendimento attivo. In aula gli studenti, guidati del docente, possono realizzare attività cooperative finalizzate a “mettere in movimento” le conoscenze che hanno acquisito, lavorare secondo il metodo del problem solving cooperativo, svolgere attività di tipo laboratoriale ed “esperimenti didattici” di attivazione delle conoscenze (Ferri e Moriggi, 2014). Con questo nuovo modus operandi l’interazione tra il docente e lo studente cambia radicalmente, dato che diminuisce fortemente il tempo della lezione frontale e aumenta proporzionalmente il tempo dedicato al problem solving cooperativo, agli esperimenti, al monitoraggio, al supporto delle attività dei discenti e alla “revisione razionale” collettiva dei risultati dei lavori di gruppo. L’aula si tramuta in uno spazio di lavoro e di discussione in cui gli studenti apprendono a utilizzare le conoscenze tramite il confronto sia con i pari, sia con il docente. Grazie al modello flipped classroom vi è quindi la reale opportunità di trasformare l’aula in una vera e propria comunità di apprendimento e di ricerca (Brown e Campione, 1990; Cacciamani e Giannandrea, 2004) nella quale gli studenti imparano in modo attivo, cooperativo e collaborativo (Johnson, Johnson e Stanne, 2000). Grazie a questo modello non solo è possibile valorizzare i nuovi stili di apprendimento dei cosiddetti “nativi digitali” (Jenkins et al., 2010; Ferri, 2011, 2013), ma diventa anche decisamente più semplice personalizzare gli apprendimenti, progettando, sia all’interno dell’ambiente virtuale di apprendimento che in aula, percorsi didattici specifici per singoli alunni o gruppi di alunni con bisogni o esigenze specifici. Concretamente, per mettere in atto una flipped classroom si dovrebbe poter disporre di una dotazione tecnologica: un mezzo di presentazione video come, ad esempio, una LIM, un notebook o un tablet per il docente, che svolga la funzione di “cruscotto” di gestione del processo didattico; un ambiente virtuale per l’apprendimento (come, ad es., Moodle o Docebo) da usare come repository e luogo di lavoro online; almeno quattro o cinque tablet o notebook per i discenti (l’optimum sarebbe avere a disposizione un dispositivo per ciascun studente) per consentir loro di svolgere attività sia individuali, sia in piccoli gruppi, supportate dalle tecnologie (Ferri, 2013).

Che cosa è la flipped classroom
● Una classe che incrementa e valorizza il tempo in cui studenti e insegnanti sono a contatto.
● Un ambiente nel quale gli studenti assumono la responsabilità del proprio apprendimento.
● Una classe in cui l’insegnante non è il sapiente in cattedra, ma la guida al fianco del ragazzo.
● Un’integrazione tra trasmissione di informazioni e apprendimento costruttivista.
● Una classe in cui gli studenti assenti non sono lasciati indietro.
● Un percorso in cui i contenuti vengono archiviati in modo permanente per la revisione, il ripasso e i recuperi.
● Un percorso in cui gli studenti sono attivamente coinvolti nella costruzione del loro percorso di conoscenza.
● Un luogo in cui tutti gli studenti possono essere protagonisti in un percorso di insegnamento/apprendimento personalizzato ed esprimere le proprie capacità e potenzialità

Che cosa non è la flipped classroom
● Sinonimo di videolezioni a casa. L’espressione “flipped classroom” non può essere associata solo ai video, perché il momento più importante è quello delle interazioni e della promozione dell’apprendimento significativo che si svolge in classe.
● Un modo per sostituire gli insegnanti con i video. L’insegnante resta una guida fondamentale e un facilitatore del processo di apprendimento.
● Un corso online.
● Studenti che lavorano in modo spontaneistico e al di fuori di una progettazione.
● Studenti che passano tutto il tempo davanti a un computer.
● Limitarsi ad aggiungere le tecnologie alla didattica.
● Studenti che lavorano da soli


Per saperne di piu   ==>  Linee guide - FLIPPED CLASSROOM 

La Flipped Classroom spiegata in 3 minuti  ==>  Guarda il Video